Si cambia!!!

A fine novembre questo blog ha compiuto un anno e ho deciso di fargli un “regalo”: un restyling completo. Uno dei miei obiettivi per il 2018 è far crescere il blog, ma per farlo dovevo allargare i miei orizzonti. Ho realizzato che questa versione di WordPress era troppo limitante per i miei progetti. Ho acquistato il dominio e trasferito tutti i contenuti sulla nuova versione del blog. Ci ho lavorato un paio di mesi e buona parte del lavoro è terminato.

Se avete piacere a seguire le mie avventure, potrete farlo direttamente qui: http://www.mytravelsdiaries.com

Valentina

In viaggio con me stessa

Gli ultimi tre anni della mia vita sono stati fondamentali per me e la mia maturazione. Sono stati caratterizzati da cambiamenti costanti, che mi hanno portato a prendere la decisione, anzi il coraggio di intraprendere i viaggi in solitaria.

Il primo grande cambiamento è stato rompere definitivamente con una persona molto più grande di me. La nostra relazione aveva più lacrime che sorrisi.

Il secondo grande cambiamento è stato lasciare Roma, la mia città natale.

Il terzo grande cambiamento è stato riprendere il mio vero lavoro, quello dell’assistente di volo. Avevo vissuto l’ultimo anno, il 2013, pieno di incognite e incertezze, lacrime e delusioni.

In quel momento dovevo riprendere le redini della mia vita: avevo 30 anni, la mia vita e il mio lavoro. Dovevo passare il periodo di transizione, ritrovare il mio equilibrio e lasciare tutto alle spalle.

Negli ultimi tre anni ho affrontato tre traslochi in tre città diverse, ogni volta era un continuo fare pacchi e valigie, cercare appartamenti in affitto e pagare caparre, ambientarsi in una nuova città. Viaggiare e spostarmi in nuovi ambienti non sono mai stati un grande problema per me, complice anche il mio lavoro. L’idea di partire completamente da sola mi spaventava, sapere che a destinazione non c’era nessuno con cui condividere le mie emozioni. Inoltre non sono tipo che ama starsene in spiaggia tutto il giorno, l’ho fatto per anni a casa al mare dei miei genitori…. No, grazie!!! Io voglio qualcosa di diverso!!!

L’estate del 2016 è stata molto pesante sotto il punto di vista lavorativo e sentivo il reale bisogno di staccare la spina. Ho preso la decisione di partire da sola, di provare a superare questi miei limiti mentali e lasciarmi andare. Forse era giunto il momento di farlo.

Ok, ma dove andare?? Domanda da un milione di euro per chi deve decidere il luogo per le proprie vacanze. Per il mio primo viaggio in solitaria ho voluto scegliere un posto dove non ero mai stata, che potesse darmi stimoli e spingermi ad esplorare il luogo. Destinazione Norvegia. Bene, ora iniziamo a pianificare il tutto. Questa fase mi ha lasciato tanto entusiasmo!! Non pensavo che potesse essere un paese così bello anche in inverno. Anche se la mia mente mi diceva “Vale, ma dove caxxo vai da sola???”, sono andata avanti. Prenotazione biglietti aerei a buon fine, ora non puoi tirarti indietro che perdi tutti i soldi.

6 novembre 2016: era una fredda mattina e mi sono alzata di buon ora per prendere il mio aereo. Nella mia mente tante domande e dubbi, ma appena messo piede ad Oslo si sono trasformati in certezze. Si, hai fatto la scelta giusta!!!

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Prendi coraggio e vai!!! Foto dal web

Il sapore della libertà

Avete mai provato la sensazione di fare ciò che vuoi, seguendo i tuoi orari e i tuoi tempi? Questa è una delle sensazioni che provavo durante il mio primo viaggio in solitaria. Potevo fare ciò che volevo senza rendere conto a nessuno. Nei viaggi in gruppo si segue un certo itinerario prestabilito, bisogna attendere i ritardatari o rispettare pause stabilite. Io non dovevo aspettare nessuno, potevo seguire l’itinerario che volevo, perdermi e ritrovarmi, fermarmi ad ammirare un tramonto e stare un’ora a fare foto. Viaggiando da sola ti fermi a parlare con tante persone, da qualunque parte del globo. Ricordo con piacere una coppia di norvegesi sul mio volo per Tromso che andavano a trovare il figlio, il gruppo di vigili del fuoco dalla Repubblica Ceca che mi hanno dato un passaggio fino a Capo Nord, le due ragazze messicane con cui ho condiviso la mia (dis)avventura da Honningsvag ad Alta, la ragazza dall’Argentina che andava nell’ostello dove avevo inizialmente prenotato, il gruppo di italiani conosciuti sul volo da Milano ad Oslo. Tante cittadinanze, tanti mondi diversi con un unico denominatore comune: la passione per i viaggi.

In compagnia dei propri pensieri

Viaggiare da sola permette di avere la compagnia più importante che si possa essere: te stessa.

Ho iniziato a viaggiare da sola per superare alcune mie paure e insicurezze, ho camminato lungo la strada in compagnia dei miei pensieri. Una specie di viaggio interiore. Imparare a conoscersi ed ascoltarsi.

Ho anche superato ostacoli che pensavo avrei mai superato. Faccio un esempio: ho sempre avuto difficoltà a mangiare al ristorante da sola. Quando si trattava di mangiare ed ero da sola, cercavo sempre una soluzione “sbrigativa” tipo fast food, pizzeria e varie. Lì non avrebbero fatto caso che non ero in compagnia di nessuno se non di me stessa. Nel corso degli anni mi sono imposta di superare questo ostacolo. Il mio timore principale era rappresentato da ciò che gli altri potessero pensare di me: “Ma tu guarda che sfigata!!! E’ al tavolo da sola!!”. Nella realtà dei fatti, la gente è talmente impegnata a stare per i cavoli propri che a te che siedi al tavolo al ristorante senza compagnia non ci fa nemmeno caso. Viviamo in una società dove ci preoccupiamo di ciò che l’altro potrebbe pensare di noi, senza tenere in considerazione noi stessi. Ancora ho un po’ di difficoltà e remore nel sedermi in un tavolo al ristorante da sola, imparerò ad andare oltre questa barriera.

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Sei da sola? Brinda a te stessa. Foto dal web

Rispettare i propri tempi

Ho alcune amiche che ancora non riescono a viaggiare da sole. Ho sempre ribadito loro che ognuna di noi ha le proprie tempistiche. Quando è il momento di andare, lo avrebbero capito da sè. Bisogna solo imparare ad aspettare i propri tempi nel pieno rispetto di noi stesse. La strada vi si aprirà davanti.

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Non aver paura della strada che hai davanti!! Foto dal web

 

Le Torbiere del Sebino: la natura a due passi dalla città

Dopo molto tempo torno a scrivere sul blog. Negli ultimi due mesi gli impegni di lavoro mi hanno tenuta fuori casa spesso e non porto mai dietro il computer.

Nei miei programmi avevo intenzione di andare, anzi tornare sulle Dolomiti per tre giorni, per staccare dal lavoro e prendere una pausa. Putroppo spese impreviste dell’ultimo minuto mi hanno impedito di andare, con grande dispiacere della sottoscritta. Per non rimanere dentro casa e con le belle giornate estive, ho deciso di visitare un posto scoperto per caso accanto al lago d’Iseo, le Torbiere del Sebino. A volte fare la turista a casa propria è piacevole.

Un’area naturale protetta a pochi passi dalla città

Le Torbiere del Sebino è un’area naturale protetta accanto al lago d’Iseo. Ha origine dall’attività di estrazione della torba, da cui il nome “torbiere”, un deposito di resti vegetali impregnati d’acqua che non possono essere decomposti interamente. Si tratta quindi di un’area nata dalla mano dell’uomo (sono presenti campi coltivati), la cui estensione è di 360 ettari composti prevalentemente da canneti  e specchi d’acqua.

Una parte è a diretto contatto con il lago d’Iseo denominata Lametta e l’altra è formata da grandi vasche intervallate da argini di terra denominata Lama; è presente anche un’area dedicata all’escavazione dell’argilla.

L’area delle Torbiere è stata dichiarata “zona umida di importanza internazionale” secondo la convenzione di Ramsar, “zona speciale di conservazione” e “zona di protezione speciale”. Si tratta quindi di un’area importante per la biodiversità nella pianura padana lombarda: all’interno vivono numerose specie vegetali, animali e ittici. Per proteggere questa biodiversità è ASSOLUTAMENTE vietato portare all’interno cani o altri animali, fare il bagno e organizzare pic nic, andare in bicicletta e trafugare piante o animali.

Percorsi e orari

L’area è aperta tutti i giorni dall’alba al tramonto. L’accesso è gratuito per i residenti di Iseo, Provaglio d’Iseo e Cortefranca; per i non residenti è necessario pagare il ticket di 1 euro tramite appositi erogatori automatici che si trovano ad ogni ingresso. Gli erogatori accettano monete da 10, 20, 50 centesimi e 1 euro e non eroga resto. Si consiglia di conservare sempre con sè il biglietto per evitare sanzioni in caso di controlli. I soldi servono per finanziare i lavori di ricerca e conservazione della riserva.

I percorsi sono principalmente due: il percorso nord e il percorso sud ed entrambi si incrociano con quello centrale.

Percorso nord: partenza dal Centro visite, si snoda tra Lama e Lametta per il tratto iniziale e per il resto tra zone di bosco e i vigneti della Franciacorta. D’interesse la torretta per il birdwatching, da cui ho fatto alcune foto.

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Torretta birdwatching. Foto dal sito ufficiale

Percorso centrale: il migliore a mio parere. Partenza dal monastero di San Pietro in Lamosa, si attraversa il cuore della riserva su una lunga passerella in legno.

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Passerella in legno del percorso centrale

Percorso sud: parte anch’esso dal monastero. Si attraversano zone di campi coltivati e tratti di bosco da cui si scorgono i primi specchi d’acqua. Sono presenti vasche dove è consentita la pesca.

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Monastero di San Pietro in Lamosa

Consiglio personale: se andate, portate con voi un antirepellenti per la zanzare per le zone scoperte del corpo e un gel post puntura. Le zanzare con me hanno fatto un bel banchetto….

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Mappa dell’area delle Torbiere

 

La biodiversità delle Torbiere

Ninfea acquatica

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La ninfea acquatica (Nymphaea alba L.) è un erba appartenente alla famiglia delle Nymphaeaceae.  Le foglie sono piane a contorno circolare o ovale, liscie superiormente, che galleggiano sull’acqua. Il picciolo è lungo e flessibile. I fiori sono bianco-candidi, solitari, grossi (10-12 cm di diametro), profumati, e natanti. La corolla è formata da circa 20 petali oblungo-lanceolati disposti in più serie a spirale; il calice è formato da 4 sepali coriacei e persistenti. I frutti maturano sott’acqua e contengono semi globosi (2-3 mm).  Il periodo di fioritura è tra giugno e settembre.

Libellula

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La libellula appartiene alla famiglia delle Libellulidae. Il nome deriva dal latina libra, ovvero bilancia, per il fatto che in volo tiene le ali orizzontali. Gli occhi sono generalmente composti da 50 mila ommatidi e antenne relativamente brevi. Le ali consentono un volo rapido e sicuro e possono raggiungere una velocità di 50 km/h. Le zampe sono inserite anteriormente sul corpo e raramente sono usate per camminare. Si nutrono di insetti che afferrano e divorano in volo.

Svasso maggiore

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Lo svasso maggiore (Podiceps cristatus) appartiene alla famiglia dei Podicipedidi. Si caratterizza per colori vivaci e le movenze aggrazziate, è anche un eccellente nuotatore. Si immerge per la ricerca di cibo e in caso di pericolo. Sono lunghi 46-51 cm e hanno un’apertura alare di 59-73 cm. Costruiscono un nido a piattaforma galleggiante, costituito da ramoscelli, cannucce e piante acquatiche. Si nutrono principalmente di pesce, ma anche di girini, gamberetti, ragni e insetti d’acqua.

Cormorano

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Il cormorano (Phalacrocorax carbo) è un uccello acquatico di grandi dimensioni con piumaggio nero lucente e i riflessi blu-verdastri. Ha una lunghezza di circa 80-100  cm e godono di una buona vista (fino a 9 metri). In ambito riproduttivo presentano alcune zone bianche su mento, lati del capo e cosce; gli individui immaturi sono più bruni con ventre bianco. Si immerge in cerca di pesci per il suo nutrimento, si dice che possano mangiare fino a 50 kg di pesce al giorno. Le piume sono permeabili e passa molto tempo al sole per asciugarle.

Tuffetto

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Il tuffetto (Tachybaptus ruficolis) è un uccello acquatico di piccole dimensioni, circa 24-29 cm e un’apertura alare di circa 40-45 cm. In estate è di colore nerastro sfumato di bruno, con gola e guance castane e una zona giallastra alla base del becco; in inverno è bruno opaco con fianchi e collo di colore fulvo. Si immerge in cerca di invertebrati acquatici e piccoli pesci. In natura si riconoscono 9 sottospecie.

 

Lourdes: non solo pellegrinaggi

Lourdes è una cittadina francese nel dipartimento degli Alti Piranei, nella regione dell’Occitania, meta di turismo religioso. Dal 1858 numerosi pellegrini accorrono nella cittadina per ricevere un miracolo, una benedizione: in questo anno la giovane Bernadette Soubirous ebbe una serie di apparizioni con colei che si definì la “Immacolata concezione”.

Sono stata svariate volte a Lourdes per accompagnare gruppi di pellegrini, spesso erano in giornata, con partenza la mattina e rientro nella tarda serata. In questi casi ci fermiamo anche noi in albergo, per riposare qualche ora e visitare la cittadina. A fine aprile invece sono rimasta per ben due giorni. Di certo non sprizzavo gioia da tutti i pori per questa sosta forzata, avevo ben altri programmi per quei due giorni. Mi sono chiesta inoltre cosa potessi visitare oltre al santuario, luogo dove ero già stata. Ho scoperto con piacere che Lourdes può essere meta per gli amanti della vita outdoor e della montagna. La vicinanza alla catena montuosa dei Pirenei offre molte possibilità per chi non si reca per motivi religiosi o vuole visitare un aspetto forse poco conosciuto di questa zona.

Ho raccolto qualche informazioni reperite sul web su varie attività da svolgere in questa zona, di cui una sperimentata personalmente. Sono rimasta sorpresa da ciò che ho scoperto. Se dovessi tornare e fermarmi per più di un giorno, saprei come impiegare il tempo.

Pic du Jer

Il Pic du Jer è un monte che sovrasta la città di Lourdes, a 951 metri di altezza, raggiungile tramite una funicolare posta a 889 metri e riconoscibile dalla sua enorme croce, illuminata durante le ore notturne. E’ l’unica attività che ho fatto personalmente. Il biglietto ha un costo di 14,40 andata e ritorno comprensivo di autobus verso la funicolare. L’autobus ha la fermata di fronte il santuario e in circa 15 minuti ti porta alla funicolare del Pic du Jer.

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Stazione della funicolare del Pic du Jer

La funicolare fu costruita dopo le apparizioni del 1858 su proposta dell’ingegnere Alphonse Chambrelent. Il suo scopo era l’affiancare al turismo religioso uno di tipo naturalistico. I lavori iniziarono nell’agosto 1898 con l’aiuto dell’ingegnere Pierre Médebelle e terminarono nel dicembre 1899. L’inaugurazione avvenne il 16 giugno 1900. Dalla stazione si ha una panoramica su Lourdes, Tarbes, Pau, la valle d’Argelès Gazost e le cime dei Pirenei.

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Lourdes vista dal Pic du Jer
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Pirenei dal Pic du Jer

 

Grotte di Betharram

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Grotte di Betharram. Immagine dal web

A 15 km da Lourdes, queste grotte furono scoperte nel 1810 e tra le prime aperte al pubblico. Sono una serie di grotte scavate da un fiume sotterraneo nel corso degli anni e strutturate su cinque piani per un percorso di 2,8 km. All’interno delle sale possono essere ammirate varie formazioni rocciose quali stallatiti, stalagniti, calciti. Al termine della visita si attraversa un piccolo lago sotterraneo. Per uscire dalla grotta si usa un trenino per un tragitto di 800 metri.

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Grotte di Betharram, lago. Immagine dal web
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Grotte di Betharram, treno. Immagine dal web

Parco Nazionale dei Pirenei

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Parco Nazionale dei Pirenei. Immagine dal web

Il Parco Nazionale dei Pirenei è uno dei dieci parchi nazionali della Francia e si estende per 45000 ettari tra foreste, ghiacciai, laghi e torrenti. Il parco ospita 150 specie vegetali, 1000 specie di coleotteri, farfalle, camosci, avvoltoi, aquile reali, orsi, linci e marmotte. Dal 1997 fa parte del Patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco.

 

Golfo d’Esparros

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Gouffre d’Esparros. Immagine dal web

Tra i golfi più belli dei Pirenei, fa parte del Patrimonio dell’Unesco dal 2000. E’ una vasta rete idrologica, lunga circa 3 km e profonda 140 metri, in cui l’acqua ha scavato quattro differenti gallerie nel corso dei millenni.

La prima visita risale al 1913 per opera di speleogi austriaci, ma è solamente nel 1938 che Norbert Casteret e German Gattret esplorano la rete sotterranea, scoprendone la ricchezza geologica. Il numero dei visitatori è limitato per la fragilità del luogo.

 
Cirque de Gavarnie

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Cirque de Gavarnie, le cascate. Immagine dal web

Circo naturale glaciale nel territorio di Gavarnie di ben 30000 ettari e patrimonio dell’Unesco dal 1997. Lo scrittore francesce Victor Hugo, nel poema “Dieu”, lo definisce “objet impossible et extraordinaire”, “colosseum de la nature”.

E’ circondato da numerose cime: la Gran cima d’Astazou, la cima del Marborì, la cima della Cascata Orientale, la torre di Gavarnie, il cappuccio di Gavarnie, la cima del Taglione. Al centro vi sono le cascate di Gavarnie, che raggiungono un’altezza di 442 metri e considerate le più alte d’Europa.

Uno dei luoghi emblamatici del posto è la Breccia di Orlando (la Brèche di Roland): una leggenda narra che la spaccatura (alta 100 metri e larga 40) fu creata da Orlando, nipote di Carlo Magno, quando cercò di distruggere la sua spada Durlindana per evitare che cadesse in mano ai saraceni dopo il massacro di Roncisvalle. La breccia può essere raggiunta dal Refuge des Sarradets, un rifugio di montagna, con un’ora di cammino circa.

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Breccia di Orlando. Immagine dal web

Pic du Midi de Bigorre

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Pic du Midi de Bigorre. Immagine da Wikipedia

Montagna di 2877 metri nei pressi della città di Bagnères-de-Bigorre. Sulla vetta è presente un osservatorio astronomico e ospita le antenne di diffusione del segnale televisivo.

Nel corso dell’anno, in occasioni di eventi notturni, il Pic du Midi è aperto alle “Soirées Étoilées” con un programma dedicato all’astronomia; in queste occasioni vengono proposte anche le “Nuits au sommet” in cui 19 fortunati, su prenotazione, possono dormire sulla cima e condividere momenti indimenticabili sotto le stelle.

 

Pont d’Espagne

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Pont d’Espagne. Immagine dal web

Area naturale protetta nel comune di Cauterets a un’altezza di 1500 metri nel punto in cui confluiscono il Gave du Marcadau e il Gave de Gaube.

Il nome deriva da un ponte in pietra che permetteva di raggiungere la Spagna dalla Francia attraverso i Pirenei; ciò la rendeva un’area molto trafficata dal punto di vista commerciale. Da qui partono diversi sentieri escursionistici: lago Gaube, valle del Mercadau e il circo del Mercadau.

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Lago Gaube. Immagine dal web

Il sapore dell’Artico

Tromsø è una città che ha molto da offrire sotto il punto di vista delle escursioni e della natura, sia in inverno sia in estate. Per chi è amante dell’avventura e della natura, è una tappa che non può mancare. In particolare due escursioni hanno riempito le mie giornate qui e mi hanno fatto innamorare di questo posto: il whale watching safari e la northern light chasing, ovvero il safari delle balene e dell’aurora boreale. Entrambe possibili solo durante il periodo invernale. A Tromsø ci sono numerose agenzie che organizzano queste escursioni, per tutti i gusti e tutte le tasche. Quelle più economiche le ho pagate attorno ai 100 euro, ma sono soldi che rispenderei subito. Ne è valsa veramente la pena.

Il whale watching safari parte la mattina, orario di ritrovo alle 8,45 presso il porto. L’escursione era organizzata dalla Polar Charter (https://www.polarcharter.no) a bordo della Polar Girl. Costo dell’escusione NOK 1100 (circa EUR 124,00). La nostra guida ci ha subito illustrato la nostra rotta, in direzione della regione di Vengsøya, e le due specie di balene che avremmo potuto incontrare nella zona.

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La Polar Girl
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La nostra rotta: noi eravamo diretta tra la zona 2 e 3

Subito la natura ci ha regalato il primo spettacolo con il sole che tentava di fare capolino attraverso le montagne, con una luce che era una via di mezza tra quella dell’alba e del tramonto. Se provi a dedurre l’orario tramite la luce, sbaglierai di sicuro!!! Una luce con dei colori che non ho visto da nessuna parte. Non so quante volte mi sia meravigliata di come la natura sia la migliore pittrice di se stessa.

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E’ mattina o pomeriggio? Lo spettacolo della natura verso Vengsoya

Nella zona in cui eravamo diretti si possono incontrare due specie di balene: l’orca (killer whale in inglese o spekkhogger in norvegese) e la megattera (humpback in inglese o knolhval in norvegese).

L’orca è un mammifero appartenente alla famiglia dei Delfinidi. Le loro dimensioni vanno dai 7 ai 10 metri e raggiungono un peso di più di 6 tonnellate. La loro aspettativa di vita in libertà è tra i 50 e gli 80 anni. Si trovano in tutti i mari e gli oceani del mondo, dalle regioni artiche e antartiche fino ai mari tropicali; solo alcune migrano verso l’equatore in estate. In Norvegia ne vivono circa 1500 esemplari che si muovono a gruppi di 2 o 3. Le popolazioni sono in genere suddivise in “residenti” e “transienti”: i “residenti” tendono a preferire i pesci per il loro sostentamento mentre i “transienti” i mammiferi marini come foche, leoni marini e persino balene (le foche vengono catturate facendole cadere dai banchi di ghiaccio).

Le orche emettono una gran varietà di suoni per comunicare: ogni branco produce particolari rumori che i rispettivi membri riconoscono in lontananza. I suoni viaggiano sotto l’acqua finchè non incontrano altri oggetti; tornando indietro rivelano posizione, dimesione e forma.

Nei confronti dei loro cuccioli, le orche hanno un atteggiamento protettivo. La gestazione ha una durata di circa 17 mesi e partoriscono un solo piccolo nelle acque basse per poi portarlo vicino a uno dei suoi parenti.

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Una delle migliori foto dell’orca che abbia fatto

La megattera è un cetaceo misticeto della famiglia Balaenoperiadae. Il nome deriva dal greco méga pterón, che significa “grande ala”, in riferimento alle grande pinne pettorali che possono raggiungere una lunghezza pari a un terzo di quella del corpo e che sono le più lunghe di tutti i cetacei. La loro lunghezza può variare dai 14 ai 19 metri e pesano circa 40 tonnellate.

Le megattere si possono trovare in tutti gli oceani, ma sono balene tipicamente costiere. Compiono delle lunghe migrazioni per spostarsi dalla zona in cui si cibano, nelle regioni polari, a quelle in cui si accoppiano e partoriscono nelle acque subtropicali o tropicali. Si cibano principalmente di krill (piccoli crostacei) e piccoli pesci.

I maschi producono un complesso canto che può durare da 10 a 20 minuti e viene ripetuto per diverse ore. Lo scopo di questo canto non è chiaro, si suppone che abbia un ruolo nell’accoppiamento.

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Megattera

Dal porto abbiamo navigato circa un paio d’ore per raggiungere il punto migliore per osservare le balene, ma quando si ha a che fare con la natura e gli animali selvatici è necessario avere infinita pazienza. Ed è ciò che ho dovuto avere quella mattina. Spesso ci dirigevamo verso la zona venivano avvistatati i cetacei, andavano sott’acqua per poi ricomparire nel punto dove eravamo in precedenza; oppure erano più vicine ad altre imbarcazioni che alla nostra. Alla fine la nostra pazienza è stata ampiamente ricompensata: per un’ora abbiamo assistito allo spettacolo della natura tra gabbiani, orche e megattere. Siamo rimasti un’ora in più rispetto all’orario stabilito, ma come ha detto la nostra guida ne è valsa assolutamente la pena!!! Non c’è cosa più bella che ammirare gli animali nel loro ambiente naturale.

Tromsø: alla ricerca di balene e aurore boreali

Sono in aeroporto a Bergen in attesa del mio volo per Tromsø. Come mia abitudine, sono arrivata parecchio in anticipo, così cerco di passare il tempo osservando il viavai dell’aeroporto: osservo la gente e immagino le loro storie, immagino la loro impazienza per prendere un volo che li riporterà dai propri cari, la loro tristezza per una vacanza finita, l’arrabbiarsi con il povero addetto al check in per un sovrappeso bagaglio da pagare, la loro rabbia per aver perso un volo, la loro paura di volare. La paura del volo è comune a tante persone, a tanti passeggeri che ho avuto a bordo. Paura perchè sei per aria, fai qualcosa che è contro la natura dell’uomo. Ho sempre amato volare, a tal punto da farlo diventare il mio lavoro. Quando sono passeggera, mi metto al posto finestrino e osservo il panorama fuori. Spesso mi ritrovo persa nei miei pensieri.

L’aeroporto di Bergen è piccolino, non c’è molto da fare per passare qualche ora: c’è qualche bar, un’edicola con qualche souvenir. Sto collezionando calamite di ogni posto che visito da attaccare sul frigorifero. Ho dimenticato il giorno precedente di comprarne e decido di farlo in aeroporto. Una volta passati i controlli di sicurezza, c’è qualche bar in più. Rimango in attesa del mio volo.

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Dash 8 Q400 Fly Wideroe

Il volo è operato da una compagnia locale, Fly Widerøe, con un aeromobile da circa un centinaio di passeggeri, il Dash 8 Q400. E’ la prima volta che volo con questo tipo di aereo, finora il più piccolo sul quale abbia mai volato e lavorato è l’Embraer 170 (72 posti). Dopo un cambio di gate, riesco finalmente a imbarcarmi e mi stupisco nel vedere di quanto sia piccolo l’aereo, più piccolo di quel che immaginassi. Seduta al mio amato posto finestrino, mi preparo per le 2 ore e mezza di volo che mi porteranno a Tromsø. Subito dopo il decollo, i fiordi fanno subito capolino sotto di me. Amo guardare il panorama dall’alto e fare fotografie. Sembrare di osservare una cartina geografico in 3D. Ogni volta cerco sempre di individuare la zona che stiamo sorvolando, che sia un fiume, una città o un lago non ha importanza. Guardare il mondo dall’alto e guardarlo anche da terra. Ti meravigli di quanto la natura sia stata perfetta.

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Sorvolando i fiordi

In avvicinamento a Tromsø, il paesaggio cambia: sembra più arido, più freddo,più spoglio, le cime ricoperte di neve. La prima sensazione che si ha è quella di avvicinarsi al Polo Nord. Tromsø è una città che si trova all’interno del Circolo Polare Artico e viene considerata la porta di accesso al Polo Nord e la capitale della Lapponia.

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Tromso

 

Qui a Tromsø mi ricongiungo con le mie amiche dopo l’iniziale separazione all’arrivo a Torp, anche se loro arriveranno in tarda serata. Appena fuori dall’aeroporto, in attesa dell’autobus che mi avrebbe portato in città, mi ha colpito la luce tipica del tramonto sebbene fossero solo le 14:30. Per la sua posizione geografica, 66°33′ 39” di latitudine Nord, in inverno si hanno pochissime ore di luce fino ad arrivare alla “notte polare” dal 23 novembre al 18 gennaio; in estate si assiste al fenomeno del “sole di mezzanotte” poiché il sole non scende mai sotto l’orizzonte. Tromsø è uno dei posti migliori dove osservare il fenomeno dell’aurora boreale durante il periodo invernale, uno dei miei obiettivi durante il mio soggiorno.

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Aeroporto di Tromso: foto scattata alle 14.30

Il centro cittadino si sviluppa su Tromsøya (Isola di Tromsø) e sulla terraferma a Tromsdalen e Kvaløya. Da entrambi le parti ci sono ponti (il più famoso e grande è il Brugeven), che collegano il centro con la periferia. Da visitare qui la Domkirke, chiesa luterana in legno, e quella cattolica in cima alla collina poco lontana; entrambe si fregiano del titolo di “sede episcopale più settentrionale” per le rispettive confessioni. Dal centro di Tromsø, prendendo l’autobus 20 o 24 e attraversando il ponte, si può visitare la Cattedrale dell’Artico (Ishavskatedralen), composta da 11 archi triangolari che ricordano i crepacci dei ghiacciai. Per entrare è necessario pagare un ticket di 40 NOK, circa 5 euro.

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Domkirke
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Ponte Brugeven e la Cattedrale dell’Artico in fondo

Concluso il giro del centro città, sono rientrata in albergo. Il giorno successivo sarebbe stato pieno di impegni: la mattina partenza per il whale watching safari e il pomeriggio escursione per cercare l’aurora boreale.

In crociera lungo l’Osterfjord: Bergen-Mostraumen

Dopo aver saltato per mancanza di tempo la mini crociera dell’Oslofjord, finalmente recupero con Bergen. Durante la pianificazione del mio viaggio ho trovato questo tour operator che organizza mini crociere a Bergen e Stavanger. Inoltre la fortuna è stata dalla mia parte: il tour operator aveva stabilito delle date in cui applicare uno sconto del 60% (si, 60%) al prezzo della crociera. Una di queste coincideva proprio con il mio soggiorno a Bergen. Potevo dire di no a tale offerta? Ho pagato in totale 220 NOK contro i 550 NOK del prezzo pieno. Tradotto nella nostra moneta, ho pagato circa 25 euro contro i circa 60 euro del suo prezzo pieno. Un bel risparmio per 3 ore e mezza di crociera. Il tour prevedeva la partenza dal porto di Bergen, arrivando fino all’interno dell’ Osterfjord e lo stretto di Mostraumen. La parte più interna di questo fiordo è la piccola cittadina di Modalen, che conta 380 residenti. Inoltre c’è la possibilità di bere un sorso di acqua direttamente da una delle cascate del fiordo. Questa escursione è organizzata dalla Rødne Fjord Cruise.

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Rodne Fjord Cruise. Foto dal web

Partenza alle 10 di mattina dal molo Zachariasbryggen, è una bellissima giornata di sole. Bergen ha la nomea di essere città più piovosa della Norvegia, evidentemente il meteo mi è stato amico nei giorni della mia permanenza. Il battello è abbastanza grande e hai la possibilità di andare sul ponte. Per la partenza sono andata all’esterno, nonostante l’aria fredda. Ho sempre amato guardare la città che si allontana mentre vai in mare aperto, farsi sempre più piccola, ammirare il mare sconfinato.

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Navigando verso Mostraumen

Lasciata la città, il paesaggio dei fiordi ha preso il sopravvento. Ti stupisci di fronte alla maestosità della natura, alle sue cascate gelate. Provi a immaginare come debbano essere quando il ghiaccio sarà sciolto, a immaginare la forza dell’acqua che scorre. Dopo un’oretta di navigazione si raggiunge lo stretto di Mostraumen e la piccola cittadina di Modelen. 380 abitanti. Al giorno d’oggi è strano pensare a una cittadina così piccola in mezzo ai fiordi. Siamo abituati ai grandi numeri. A prima vista sembra un villaggio fatto con i Lego del 1600. Questa è l’impressione che mi ha dato. Sembra di tornare indietro nel tempo. Oppure in questa cittadina il tempo si è fermato. Ho provato a immaginare la vita dei suoi abitanti, con i costumi dell’epoca, a una vita bucolica a cui non siamo abituati. Ho provato a immaginarli senza la tecnologia di oggi, noi così abituati a Internet, telefono, tv, smartphone. Ho provato a immaginare che la gente esce e si incontra per strada, alle signore che vanno a trovare i loro vicini. Uno stile di vita che forse noi non abbiamo più al giorno d’oggi.

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Osterfjord
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Modalen

Dopo aver lasciato Modalen, ci si dirige verso una cascata… per prendere un sorso di acqua. Pur essendo ghiacciata, è stato fortunatamente possibile prendere l’acqua. Il battello si avvicina lentamente alla cascata e uno degli addetti cerca di mettere l’acqua all’interno di un secchio per poi distribuirla ai partecipanti dell’escursione. L’acqua è tipica della montagna, leggera, pura e fresca. Terminata questa breve esperienza, si fa rientro verso Bergen passando nuovamente per Modalen. Si rientra a Bergen verso l’ora di pranzo, la mattinata scorre via velocemente. Il giorno successiva si va in aeroporto, in viaggio verso l’ultima tappa del mio viaggio norvegese.

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Cascata da dove è stato riempito il secchio d’acqua
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Un sorso di acqua dei fiordi

Il mite autunno di Bergen

Il mio primo ricordo di Bergen è la sensazione di autunno mite, quasi “italiano”. Dal gelo di Oslo alle temperature piacevoli di Bergen. Era il primo pomeriggio quando sono uscita dalla stazione con le valigie per dirigermi verso l’ostello che avevo prenotato. L’ho trovato quasi subito: dalle indicazioni avevo visto che si trovava a pochi minuti dalla stazione, al quarto piano di una vecchia palazzina. La posizione del Marken Guesthouse è ottima: vicina al centro, pochi minuti di passeggiata. Prezzo per posto letto in dormitorio femminile e noleggio di lenzuola e asciugamani euro 66 circa. L’ostello è pulito, con cucina e bagni in comune. Nel dormitorio ogni letto ha il proprio armadietto assegnato da chiudere con la chiave che ti viene consegnata al check in. Una volta sbrigate le procedure di check in, subito in esplorazione della città.

Il secondo ricordo sono le casette colorate con il tetto spiovente lungo i monti che la circondano, tipiche del Nord Europa.Bergen è una cittadina circondata da sette colline e da sette fiordi: è infatti la “porta di accesso” per i fiordi più famosi, come Hardangerfjord (famoso è Trolltunga) o Lysefjord (Preikestolen o Kjeragbolten vi dicono qualcosa??). Il centro di Bergen è il quartiere di Bryggen, nome che significa “molo” o “approdo”, e si estende lungo il porto. Il quartiere fu ricostruito dopo un incendio nel 1702. Caratteristica di questo sito, inserito dall’UNESCO tra i siti Patrimonio dell’Umanità, sono le file parallele di edifici dal tetto spiovente che oggi ospita negozi di souvenir e boutique. Nel corso della sua storia Bergen fece parte della Lega Anseatica, termine che porta la memoria a storia moderna delle scuole medie….

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Bryggen
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Preikestolen (Foto dal web)
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Kjeragbolten (Foto dal web)
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Trolltunga (Foto dal web)

Un’escursione da fare a Bergen è la salita sulla vetta del monte Fløyen (320 m), uno dei monti che circondano la città. Si può fare a piedi oppure utilizzando la funicolare (Floibanen) che in 10 minuti circa arriva in cima. Il tragitto prevede alcune fermate. Prezzo del biglietto andata e ritorno 85 NOK, circa 10 euro. Dalla cima si gode di una splendida vista sul fiordo e sulla città. Bergen ha una luce particolare al tramonto. La luce del tramonto emana un calore particolare: i monti che circondano la città la proteggono dal freddo, aiutata anche dalla corrente del Golfo. Nei giorni in cui sono stata lì, non ho sofferto particolarmente il freddo se non la sera, andavo in giro senza guanti e cappello. Dalla cima partono vari percorsi escursionistici, indicati sulla Walking Map of Mount Fløyen. Tra questi il sentiero che porta all’altro monte che circonda Bergen, il monte Ulriken (642 m). Il sentiero era coperto di foglie autunnali e un po’ di neve, ma i colori caldi delle foglie e della luce del tramonto sovrastano il freddo bianco della neve.

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Tramonto dal Monte Floyen
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Monte Floyen

Da Oslo a Bergen: viaggio in treno lungo la Bergenbanen

Tra Bergen e Oslo ci sono cinquecento chilometri, quasi duecento gallerie e un altopiano che diviene un’infinita distesa di neve. Prima che venisse costruita la ferrovia si impiegavano più di cinquanta ore per andare da una città all’altra. Quando una strada è così lunga, deve per forza portare da qualche parte…” Cit. Federico Pace, La libertà viaggia in treno, Edizioni Laterza.

Questa frase descrive la ferrovia Oslo-Bergen, definita tra i viaggi in treno più belli del mondo. Non posso che confermare questa definizione. Sei ore di viaggi in cui puoi ammirare una grande vastità di paesaggi: dalla Oslo innevata, all’altopiano dell’Hardangervidda, i laghi ghiacciati, la stazione di Finse che a 1222 metri sopra il livello del mare, per passare ai paesaggi più “primaverili” verso Voss fino ad arrivare a Bergen.

Ho scoperto questa tratta in maniera casuale. Cercavo un modo per arrivare da Oslo a Bergen senza dover prendere l’aereo. Mi è venuto in mente il treno. Amo i viaggi in treno. Ne faccio tanti tra Milano e Roma quando vado a trovare i miei genitori. In treno i pensieri hanno la sua stessa velocità. Ho trovato questa tratta in un prezzo accessibile considerando gli standard norvegesi: 348 NOK, 38 euro circa, in seconda classe per la tratta di sola andata. Partenza la mattina alle 8.25 da Oslo Sentralstasjon e arrivo a Bergen alle 14.59. Prenotato posto finestrino ovviamente. Di certo non mi sarei mai persa la possibilità di vedere il panorama fuori, vedere la città e la natura scorrere davanti a me.

La mattina della mia partenza da Oslo era più fredda del solito. Durante il mio breve tragitto verso la stazione qualche leggere fiocco di neve ha fatto capolino sulla città. Per fortuna io ero diretta verso tutt’altro clima.

Una volta passati i panorami cittadini, subito la maestosa natura dei fiordi si è mostrata bianca e delicata. Non avevo mai visto una distesa di neve così immensa. A dire il vero, ho visto poche volte la neve. Nella città dove sono nata e cresciuta, Roma, non ha mai nevicato se non un paio di volte; qui a Bergamo, dove vivo attualmente, ha nevicato una volta lo scorso inverno ma è durato poco. Ora mi ritrovo neve ovunque qui intorno. Mi sento felice e curiosa come una bambina.

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Nei pressi di Oslo

Durante il tragitto riesco ad ammirare fiumi e laghi ghiacciati, uno spettacolo naturale che mai si era presentato davanti ai miei occhi. Avrei voluto fermarmi a contemplare quel panorama più tempo, ma il treno correva veloce verso la mia meta e ho potuto solo immortalarlo con la mia fedele compagna di viaggio, cercando il momento migliore per fermare il tempo.

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Lago ghiacciato: altopiano dell’Hardangevidda

Una delle stazioni in cui il treno si è fermato è quella di Finse, un paesino che si trova a 1222 metri di altitudine, all’interno dell’altopiano dell’Hardangervidda. Questa piccola località è raggiungibile solo in treno, in bicicletta oppure a piedi. D’inverno diventa meta per lo sci di fondo mentre in estate ci si può dedicare all’escursionismo. L’altopiano dell’Hardangervidda fa parte dell’Hardangervidda Nasjonalpark, uno dei più estesi della Norvegia (ben 3430 kmq) e rifugio della volpe artica e del più grande branco di renne selvatiche.

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Stazione di Finse: 1222 m di altitudine

Altra stazione lungo questo viaggio in treno è la stazione di Myrdal: da qui è possibile prendere la celebre Flåmsbana, tappa di uno dei tour più famosi della Norvegia “Norway in a nutshell”, tour che mi sono promessa di fare quando tornerò in estate. Questa tratta ferroviaria collega Myrdal a Flåm per 20 km circa lungo l’Aurlandsfjorden (foto Flåmsbana prese dal web).

 

Passata Myrdal, il paesaggio inizia a cambiare: la neve cede il passo a una natura più rigogliosa, il freddo è meno gelido. Una delle ultime fermate prima di Bergen è la stazione di Voss, paesino che sorge sulle rive di un lago non lontano dai fiordi. Per i più avventurosi è possibile praticare rafting, bungee jumping e parapendio.

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Stazione di Voss
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Nei pressi di Bergen

Da Voss a Bergen ci sarà una mezz’ora di viaggio, sono quasi arrivata alla mia destinazione finale. Prima dell’arrivo alla stazione di Bergen, dal finestrino si possono ammirare i fiordi. Provo a immaginare come sarà la mia escursione lungo il fiordo di Bergen che farò il giorno successivo. Ora non è più tempo di pensare. Il treno sta entrando in stazione a Bergen. Prendo le mie valigie ed esco fuori: il clima è completamente differente da quello di Oslo. E’ freddo ma si può sopportare, ero persino senza guanti. Il sole splende ancora. E dire che Bergen è una delle città norvegesi più piovose in assoluto. Inizia la seconda tappa del mio viaggio.

I colori di Oslo: prima tappa norvegese

Oslo è stata la prima tappa del mio viaggio norvegese. Sono arrivata la mattina del 6 novembre, fredda e nevosa. La neve era un rischio che avevo considerato, ma vedere tutto quel paesaggio bianco mi ha reso felice come una bambina.

La mattina è iniziata molto presto, alle 4.30. Generalmente è l’orario in cui mi sveglio quando vado al lavoro. Doccia, caffè veloce con la mia amica con la quale partivo (lei ha fatto un itinerario diverso dal mio) e via verso l’aeroporto. Bergamo dormiva ancora e la luce del mattino iniziava a farsi vedere.

Due ore di volo e inizia la mia avventura. In aereo mille pensieri nella testa: cosa aspettarmi, se mi sarebbe piaciuto fare un viaggio in solitaria, l’itinerario che mi ero già prefissata. Guardavo ogni tanto fuori dal finestrino: le nuvole e il mondo sotto di me. Durante la discesa la prima sorpresa: la vista dei fiordi innevati. Uno spettacolo meraviglioso!!! Sembrava un’atmosfera irreale, quasi da favola!! Mi sarei aspettata che Babbo Natale potesse uscire da un momento all’altro.

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In atterraggio a Sandefjord Torp (TRF)

Atterriamo in un aeroporto di Sandefjord completamente innevato e ci avviamo a recuperare le nostre valigie. Qui mi separo dalle mie amiche, che avrei rivisto dopo qualche giorno.

Consiglio: se atterrate a Oslo Torp, portate il passaporto con voi. Quel giorno abbiamo fatto una fila abbastanza lunga per uscire poichè la polizia aveva iniziato a controllare i documenti. Chi aveva il passaporto ha fatto i controlli abbastanza velocemente mentre chi aveva la carta d’identità sono stati controllati più accuratamente. Pare che i nostri documenti d’identità siano più facili da contraffare e avevano già fermato qualcuno con documenti falsi….

Per raggiungere il centro di Oslo avevo prenotato prima di partire il biglietto dell’autobus della Torp Ekspressen: in 2 ore circa di viaggio ti porta direttamente al terminal dei bus di Oslo che si trova accanto alla stazione centrale (Oslo bussterminal). Costo del biglietto on line per andata e ritorno 440 NOK, circa 50 euro. E’ possibile acquistarlo direttamente sull’autobus con pagamento con carta di credito o bancomat (si, qui in Norvegia i pullman da/per l’aeroporto hanno il pos), ma il prezzo è leggermente più alto rispetto a quello online. Partenza dall’aeroporto di Torp in coincidenza con l’arrivo dei voli.

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In viaggio verso Oslo

Arrivo ad Oslo verso l’ora di pranzo e mi dirigo subito verso l’ostello che avevo prenotato. Per questa vacanza avevo prenotato una sistemazione per dormire pressso ostelli, per via dell’alto costo della vita e il viaggiare da sola. La mia sistemazione era presso il Saga Poshotel Oslo Central, un hotel che funziona anche da ostello a 5 minuti di cammino dalla stazione centrale e dietro alla via principale di Oslo, Karl Johans gate. Prezzo per un posto letto in dormitorio misto euro 41,00 a notte con prima colazione inclusa. Incluse nel prezzo sono anche le lenzuola e gli asciugamani che ti vengono consegnate in una busta di plastica chiusa al momento del check in. Colazione a buffet, principalmente salata. Bella sfida per me abituata a fare colazione dolce a casa!! Le camere erano grandi, pulite e ben riscaldate. Nella camera c’erano letti a castello e al momento del check in ti viene assegnato un letto, indicato con una lettera. In ogni stanza presenti anche degli armadietti da chiudere con un lucchetto di tua proprietà. Bagni e doccia in comune.

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Karl Johans gate

Terminate le procedure di check in, mi avvio subito ad esplorare la città. Il buio iniziava a farsi vedere e ho deciso di visitare la zona nei pressi della stazione centrale. Prima tappa e direi obbligatoria il Den Norske Opera e Ballet, rimasto uno dei miei luoghi preferiti di Oslo.

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Den Norske Opera e Ballet

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Tramonto dal Norske Opera

Oslo al tramonto ha dei colori stupendi, quasi magici. Ho perso la connessione del tempo per ammirare il tramonto da questo luogo.

Il giorno seguente ho cercato di visitare quanto più possibile di questa città: Akershus Festning, City Hall, porto di Oslo, Slottparken e il Palazzo Reale, Vigelandsparken. Avrei voluto fare il giro dei fiordi di Oslo in battello, ma per una questione di tempo non ci sono riuscita (mi sono promessa di farlo quando ci tornerò). Il centro di Oslo si può girare a piedi, ho preso solo una volta la metropolitana per andare a Vigelandsparken. Se necessario, si può acquistare l’Oslo pass che permette l’uso dei mezzi pubblici gratuiti, l’accesso gratuito a buona parte dei musei e sconti presso ristoranti convenzionati. L’acquisto può fatto on line oppure presso l’ufficio turistico (Visit Oslo) all’interno della stazione centrale.

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Akershus Festning, esterno

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Akershus Festning, interno
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(Radhus) City Hall

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 Il Palazzo Reale all’interno di Slottparken

Merita una menzione il Vigelandsparken, un parco grandissimo che ospita ben 212 sculture in granito e bronzo, un museo a cielo aperto di uno scultore norvegese amatissimo come Gustav Vigeland. Si trova leggermente fuori dal centro di Oslo. Per raggiungerlo tram n. 12 oppure una delle tante linee della metro di Oslo partendo dalla stazione centrale, fermata Majorstuen. Ciò che mi ha colpito subito è l’immensità del parco e mi dispiace pure aver avuto poco tempo a mia disposizione per visitarlo. Io l’ho visto con i colori del tramonto e merita davvero.

Oslo è una città che mi ha conquistato fin da subito: mi ha conquistato con gli splendidi colori dei suoi tramonti, i suoi paesaggi, la sua modernità. Ci sono stata solo 2 notti, ma secondo me 3-4 notti sono abbastanza per poterla girare con calma e fare il giro dei fiordi in battello. Avevo in programma altre tappe. Il mio viaggio norvegese era solo all’inizio.